Indice delle Parashot di Bereshit
Se non indicato diversamente i commenti sono di Jonathan
Pacifici.
I sunti delle Parashot sono stati
compilati da Dante Lattes (qui il testo
completo).
Genesi/Bereshit
| Esodo/Shemot | Levitico/Vaikrà | Numeri/Bemidbar | Deuteronomio/Devarim
La Torà o Pentateuco
Uno
schema generale, Rav Nello Pavoncello
Così trascrivo la sacra Torah
Rav Amedeo Spagnoletto, sofer. Testo
La lettura della Torà,
origine e modalità
della lettura settimanale, Izhaq Moshè Elbogen
Midrashim:
fatti e personaggi biblici, Rav Riccardo Pacifici, ebook
I Te‘amim e la loro funzione nella concezione
ebraica della musica, Enrico Fubini
Le
Traduzioni della Bibbia, Alfredo Ravenna
I
Commentatori della Bibbia, Alfredo Ravenna
Libro di Bereshit
Il libro di Bereshit o Genesi consta di 50 capitoli e
comprende il periodo di storia che va dalla creazione del mondo alla morte di
Giuseppe.
Si può dividere in due parti
principali: nella prima, che va dal Cap. 1 a tutto Cap. 2 v. 25, si espone la
storia dell’umanità dalla creazione del mondo alla costruzione della
Torre di Babele, abbracciando così la storia di Adamo, di Seth, di Noè e dei
figli di Noè, fino al padre di Abramo, Terah.
Nella seconda parte, che va dal Cap. II
v. 26 fino al 50 v. 26, si narra la storia ai Abramo, di Isacco, di Esaù, di
Giacobbe e dei suoi dodici figli, fino alla morte di Giuseppe.
Erez Israel nell’antichità: terra
e popoli, una serie di articoli
di Sabatino Moscati, rav Nello Pavoncello, Alfredo
Ravenna,
♫ La famiglia nel
Libro di Bereshit, una serie di lezioni di:
Rav Riccardo Di Segni, Rav Alfonso
Arbib, Rav Roberto Colombo, Rav Umberto Piperno, David Piazza
Bereshit,
Genesi 1,1 - 6,8
01
La creazione del mondo - Il
paradiso terrestre - La cacciata - Il fratricidio - Le prime arti - La condanna
dell’umanità perversa.
In principio, cioè in un’epoca remota e
indeterminata, Dio creò il cielo e la terra. Facendo ordine in queste due
porzioni del mondo, che erano ancora avvolte nell’oscurità del primitivo
caos, Dio dette origine in sei giorni alle cose quali oggi le vediamo; creò
cioè nel primo giorno la luce, nel secondo la volta celeste, nel terzo separò
la terra dall’acqua in cui era sommersa, dando così origine a quello che
noi chiamiamo il regno vegetale, in tutte le sue forme ed aspetti; nel quarto
giorno creò il sole, la luna e le stelle, cioè i corpi celesti; nel quinto i
pesci abitatori dell’acqua e gli uccelli abitatori dell’aria, nel sesto
gli animali che vivono sulla terra e finalmente l’essere più nobile del
creato, l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Terminata
l’opera della creazione, Dio destinò il sabato a celebrarla col riposo.
L'uomo - Adamo, perché plasmato dalla terra (adamàh) e che Dio stesso aveva vivificato col suo
spirito - ebbe per lieta dimora un magnifico giardino dove, insieme alle altre
piante poste lungo maestosi fiumi, si trovavano due alberi di eccezionale
natura: quello della vita e quello della nozione del bene e del male: alberi
che era vietato all’uomo di toccare. Per quanto vivesse in un luogo
delizioso e non avesse da pensare ad altro che a godere il magnifico panorama e
le dolci ombre del parco, delle cui piante e dei cui fiori gli era affidata la
cura, Adamo dovette sentire di esser solo. Dio allora volle confortare la sua
solitudine dandogli una compagna degna di lui: la donna, Eva.
Fra gli animali del giardino ce n’era uno,
insidioso ed astuto più di ogni altro: il serpente, il quale, invidioso della
pace della coppia umana, indusse con le sue male arti la donna a mangiare il
frutto vietato d’uno degli alberi, quello della conoscenza del bene e del
male, e ad offrirlo anche all’ingenuo compagno. Per questa disubbidienza
furono puniti tutti e tre: l’uomo, la donna ed il serpente seduttore, e
la coppia peccatrice fu cacciata dal giardino, iniziando la dura esistenza di
lavoro e di dolore che è la sorte terrena degli uomini.
Un’orribile tragedia funestava poco dopo
quella prima famiglia: uno dei figli, Caino, dedito al lavoro dei campi,
uccideva in un accesso di invidioso furore il fratello Abele, dedito alla
pastorizia. Il fratricida fu condannato ad andare ramingo per la terra, senza
possibilità di pace e di riposo.
Con la generazione seguente cominciavano le varie
arti e industrie umane e le invenzioni relative: la pastorizia, la costruzione
delle città, la musica ed i suoi strumenti, la lavorazione del ferro e del
rame.
La parashàh termina con la lista
delle generazioni che conducono da Adamo fino a Noè.
Bereshit, facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
♫ La prima chiamata, rito romano (solo primo
giorno della Creazione), rav Haiim
Della Rocca
♫ La parashà cantata, prima chiamata (tutti i 7 giorni della
Creazione), Jonathan Pacifici
La
chiamata del Hatan Bereshit
sul Sefer di ScolaTempio
a Gerusalemme - facsimile
♫ La
parashà cantata dalla seconda chiamata alla fine, Jonathan Pacifici
♫ La prima
chiamata, rito
fiorentino, Manuel Ventura
La Torà e la
Creazione, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Bereshit, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Midrashim sulla parashat Bereshit, scelti e tradotti da rav
Riccardo Pacifici z”l
L’Opera della
Creazione - Antologia di commenti rabbinici
In
Principio, raccolta di midrashim e Agadoth su Bereshit. A cura di
Giacomo Kahn.
♫ Nessun
peccato originale, rav Roberto Della Rocca
♫ La Creazione,
per merito di Moshè, Jonathan Pacifici, fonti
Il
perdono è divino, Rav Shlomo Riskin
Il
vibrante spirito dell’umanità, Rav Shlomo Riskin
Il Sole, la Luna e lo
studio della Torà
Una perla nascosta nell’Arvit romano di Shabbat, Jonathan Pacifici
Derashà
di Simhat Torà e Shabbat Bereshit
5771
Adam e Chavvà, Eretz Israel e Diaspora
Derashà
di Simhat Torà e Shabbat Bereshit
5774
Rapporto con la parashà: Dio è designato come creatore dei cieli e della terra
e di tutto ciò che in essi si trova, e come animatore degli esseri viventi.
Testo e
traduzione della haftarà
Commento alla haftarà, rav Elia S. Artom
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
02
Il diluvio universale - La Torre
di Babele.
Noè, unico giusto in mezzo all’umanità
corrotta, riceve da Dio la notizia della sentenza di morte e di distruzione di
tutti gli animali che avevano empito di vizio la terra. Da questo universale
cataclisma si sarebbe salvata la famiglia del pio patriarca, a cui si
consigliava perciò di costruire una grande barca capace di ospitare due
esemplari di ogni specie animale «impura», maschio e femmina, e sette copie di
animali «puri».
Dopo che Noè ebbe terminato la costruzione
dell’arca ed ebbe accolto nei suoi ampi fianchi le schiere degli animali
esistenti, cominciò il «diluvio» che continuò ininterrotto per quaranta giorni
e quaranta notti. Sotto quella pioggia annegarono tutti gli esseri, uomini e
bestie, che non avevano trovato rifugio nell’arca.
L’acqua cominciò a decrescere dopo 150
giorni e l’enorme casa galleggiante si posò sui monti di Ararat. Prima di
uscire a rivedere il sole e la terra, dopo tanta ansiosa clausura, Noè mandò
fuori dalla finestra dell’arca prima un corvo, che fece però ogni volta
ritorno avendo trovato ancora il mondo sotto l’acqua e il fango, e poi
per tre volte una colomba, la quale la seconda volta tornò portando nel becco
una foglia d’olivo e la terza volta non fece più ritorno. La terra aveva
ripreso il suo aspetto, per cui Noè poté uscire e ringraziare Dio
d’averlo salvato in quella totale morte degli esseri.
La condanna dovette sembrare o troppo severa o
inutile per la correzione degli uomini, sicché Dio promise a Noè che non
avrebbe mai più mandato il diluvio sulla terra.
Uscito dall’arca, Noè riprese il lavoro dei
campi e piantò la prima vigna. Poi, fatto il vino, si ubriacò e si coricò tutto
nudo nella sua tenda. Cam, il figlio minore, avendolo
veduto in così sconcio stato, chiamò i fratelli Sem e Jefet
perché assistessero all’impudico spettacolo, ma essi, mossi da rispetto
filiale e camminando a ritroso, coprirono le nudità paterne per cui si
meritarono la riconoscente benedizione del padre.
S’iniziava così una nuova, seconda umanità,
di cui la parashàh fornisce i dati genealogici
colle varie stirpi e popolazioni derivate dai tre figli di Noè. Fra i
personaggi di quella nuova storia viene ricordato Nimròd,
grande cacciatore al cospetto di Dio e, fra i fatti più notevoli, la
costruzione della Torre di Babele con cui quelle temerarie genti primitive
pensavano di dar la scalata al cielo. Ma la confusione linguistica gettata fra
gli audaci costruttori li costrinse a desistere dall’impresa e a
disperdersi sulla terra.
La parashàh
si chiude con la genealogia di Sem, colla quale si giunge ad Abramo,
capostipite della gente ebraica. E comincia così la vera storia del popolo.
Noah,
facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
♫ La parashà cantata, Benny Di Veroli
♫ Lezione audio
– Rav Haiim Della Rocca, Jonathan Pacifici
Il giusto,
sostegno del mondo, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Noah, Dante Lattes da Nuovo Commento alla
Torà
Midrashim sulla parashat Noah,
scelti e tradotti da rav Riccardo Pacifici z”l
♫ La
falsa unità, rav Roberto Della Rocca
♫ Noah,
nullità rispetto ad Avraham? rav
Roberto Colombo
♫ Noah, con
gli insegnamenti di rav Sacks, Jonathan Pacifici
♫ Che tipo di Korban ha presentato Noach? Jonathan Pacifici, fonti
Noè
procedeva con Dio, l’universalismo ebraico, rav
Riccardo Di Segni
Una umiltà
torreggiante, Rav Shlomo Riskin
Cultura ebraica / cultura
laica
Il diluvio e il
cambiamento climatico
Noach,
il posarsi dell’arca ed il salire del Korban
♫ L’haftarà di Noah, rito italiano
♫ L’haftarà di Noah, rito spagnolo
♫ L’haftarà di Noah con Berachot cantata da Rav Nello Pavoncello
Rapporto con la parashà: La menzione delle
acque di Noè, cioè del diluvio.
Testo e
traduzione della haftarà
Commento alla haftarà, rav Elia S. Artom
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
Lech lechà, Genesi 12,1 - 16,16
03
Abramo nel paese di Canaàn - Il ratto di Saraj - La
liberazione di Lot - La fuga di Hagàr
- La circoncisione.
Dio ordinò ad Abramo di abbandonare il suo paese
natio e la sua famiglia per stabilirsi in un’altra terra, dove i suoi
discendenti sarebbero diventati un popolo grande, glorioso e benefico agli
uomini. Abramo partì insieme con la moglie Saraj, col
nipote Lot, coi loro averi e colla carovana dei loro
dipendenti, e si diresse verso il paese di Canaàn,
che egli percorse a varie tappe da Shekhèm sopra
Gerusalemme fino al Néghev. La carestia che regnava
in quelle contrade lo costrinse a scendere in Egitto dove Saraj
attrasse colla sua rara bellezza gli sguardi dei cortigiani del re Faraone che
la rapirono e la condussero a corte. Il re colpito, in seguito a questo ratto,
da gravi piaghe, la restituì al marito colle debite scuse.
Risalito nel Neghèv, le
liti frequenti fra i pastori di Abramo e quelli di Lot
decisero i due parenti a separarsi e fu lo zio che lasciò al nipote la scelta
della regione in cui avrebbe preferito stabilirsi. Lot
scelse il litorale del Giordano, ricco di pascoli e pose le sue tende nelle
ubertose campagne della regione di Sodoma, ed Abramo, dopo un lungo viaggio nel
paese, si stabilì nei dintorni di Hebròn.
Nel corso di una guerra fra due coalizioni di Re
nella Medio Oriente, Sodoma fu saccheggiata e Lot fu
fatto prigioniero. Alla notizia della cattura del nipote, Abramo armò i suoi
servi e dopo una rapida marcia notturna liberò Lot e
la sua gente, ricevendo i ringraziamenti del re di Sodoma e la benedizione di Malkizèdeq re di Shalem
(Gerusalemme).
Nonostante le ripetute promesse di Dio, Abramo
non sapeva consolarsi della mancanza di un erede. Preoccupata della sua
sterilità, Saraj concesse al marito come seconda
moglie, la schiava egiziana Hagàr, la quale, avendo
dimostrato durante il periodo della concezione di non avere per la signora il
rispetto dovutole ed essendo stata per questo suo comportamento maltrattata, fu
costretta a fuggire; ma poi, per consiglio di un angiolo,
si decise a far ritorno alla casa di Abramo e a sottomettersi alla irritata
padrona. Hagàr dette alla luce un figliolo a cui pose
nome Ismaele. In una nuova apparizione, Dio riconfermò ancora una volta la sua
promessa ad Abramo, ordinandogli il rito della circoncisione che egli effettuò
sopra sé stesso, sul figlio Ismaele, e su tutta la sua gente e annunziandogli,
per quanto avesse già cento anni e la moglie ben novanta, che avrebbe avuto un
figlio a cui doveva porre il nome di Izchaq.
Lech lechà, facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
La vocazione di
Abramo, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante Lattes
ed Amos Luzzatto
Parashat Lech Lechà, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Midrashim su Abramo, scelti e tradotti da rav Riccardo Pacifici z”l
Un commento
ai primi versi della parashà, rav
Riccardo Di Segni
♫ Patriarchi
imperfetti, Jonathan Pacifici
♫ E Avram convinse
Sarai, Jonathan Pacifici, Fonti
♫ Quando
la ricchezza diventa causa di conflitti, rav Roberto
Della Rocca
Profilo
morale di Abramo, Dante Lattes, dalla Rassegna mensile di Israel, 1948
La
storia si ripete, Rav Shlomo Riskin
Il
Signore del singolo e di tutti, Rav Shlomo Riskin
Verso il futuro ed oltre Bereshit, Rav Shlomo Riskin
L’accademia di Avraham, l’educatore
La mezuzà
della Porta di Nikanor
La guerra dei re e la
guerra di Avraham
L’aria di Erez Israel rende Saggi
Chi salirà
per noi in Cielo, ed essa non è in Cielo
Servi il Signore per
conto tuo
Rapporto con la parashà: Nel passo profetico è menzionato Abramo, di cui si
parla diffusamente nella parashà. Secondo il Midrash
ed alcuni commentatori antichi, si allude ad Abramo nel verso dell’haftarà Isaia 41,2.
Testo
e traduzione della haftarà
Commento alla haftarà, rav Elia S. Artom
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
04
La distruzione di Sodoma - La nascita di Isacco - Il suo risparmiato
sacrificio.
In una calda giornata, mentre Abramo sedeva sulla
soglia della sua tenda, gli comparvero all’improvviso davanti tre uomini.
Egli corse loro incontro e, dopo i più rispettosi convenevoli secondo le
gentili regole dell’ospitalità orientale, li invitò a riposarsi
all’ombra degli alberi e a rifocillarsi. Le pietanze che offrì loro
(focacce di fior di farina, un tenero vitellino arrosto, crema e il latte)
dovettero rendere molto gradita ai forestieri l’accoglienza ricevuta con
tanta signorilità. Finito che ebbero di mangiare, i tre ospiti, dopo aver
chiesto di Sara, annunziarono che la vecchia signora al compìr
dell’anno avrebbe avuto il figlio invano sperato fino ad allora. E come
Abramo aveva riso all’annunzio precedente, così rise anche Sara. Di là i
tre forestieri, accompagnati per un tratto di strada da Abramo, si diressero verso
Sodoma, di cui Dio comunicò al patriarca la distruzione imminente, non
sdegnando tuttavia di porgere benigno ascolto alla preghiera di indulgenza
verso la città peccatrice rivoltagli in quell’occasione da Abramo.
A Sodoma giungevano verso sera due dei tre
viandanti, che la storia rivela essere stati dei messi celesti e venivano
invitati da Lot a pernottare casa sua. Poi
comunicavano all’ospite che era imminente la distruzione della città e la
morte di tutti gli abitanti, rei di inespiabili colpe, e che egli doveva
abbandonare il luogo con tutti i suoi, se voleva aver salva la vita. Perciò Lot allo spuntar dell’alba lasciava Sodoma con la
moglie e le sue due figliuole. Sotto una pioggia di fuoco e di zolfo le due ree
città di Sodoma e di Gomorra scomparivano dalla faccia della terra e tutta
quella zona veniva irrimediabilmente sconvolta.
Trasferitosi Abramo più a sud, durante una sosta
a Gherar, Sara fu rapita per ordine del re di quel
luogo, ignaro anch’egli, come il suo collega d’Egitto, che si
trattava d’una donna maritata. Riconosciuta l'involontaria colpa,
restituì ad Abramo la sua compagna, lamentandosi però con lui per avergli fatto
credere che la donna che lo accompagnava fosse sua sorella e facendo lodevole
ammenda.
Sara ebbe poco dopo il figlio sospirato a cui
Abramo mise nome Itzchàq. Durante la festa con cui si
celebrava il felice giorno nel quale Isacco era stato divezzato,
l’ironico riso del fratellastro Ismaele rinfocolò l’antico rancore
fra Sara e Hagàr. Ed una seconda volta la schiava fu
cacciata insieme col figlio. Ma anche questa volta Dio intervenne a confortare
e a salvare, nella sperduta solitudine e nella sete dell’arsa pianura, la
disgraziata madre.
Segue quindi il racconto del mancato sacrifizio d’Isacco con cui Dio volle mettere alla
prova la capacità di obbedienza del patriarca. La prova fu vinta senza però che
l’amor paterno dovesse soffrirne senza rimedio. E l’eroica
accondiscendenza al volere di Dio meritò ad Abramo la rinnovata assicurazione
d’una prospera, felice, numerosa discendenza, benefica alle genti del
mondo.
Vaierà, facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
Abramo e la
società del suo tempo, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaierà, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Midrashim sul “Sacrificio di Isacco”, scelti e
tradotti da rav Riccardo Pacifici z”l
♫ Sacrificare
i sentimenti o i progetti?, rav
Roberto Della Rocca
Un tempo per
guidare, un tempo per lasciar fare, Rav Shlomo Riskin
Le prove di Abramo, la
legatura di Isacco
Il chesed,
mattone del Mondo Futuro
Il Monte Moriah, a Jerushalaim
La “legatura di
Isacco”: Sogno o realtà? rav David Gianfranco
Di Segni
Quale incarico hanno gli
angeli?
Ittur Soferim, la Bellezza del
Testo
Rapporto con la parashà: La donna di Sciunem, a
cui, dopo lunga sterilità nacque un figlio annunziatole dal profeta, presenta
analogie con Sara.
Commento alla haftarà, rav David Schaumann e Raoul Elia
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
Haiiè
Sarà, Genesi 23,1 - 25,18
05
Morte di Sarah - La grotta di Machpelah - Rebecca va sposa a Isacco - Morte di Abramo.
Sara moriva a 127 anni a Hebron e veniva sepolta
dal marito superstite nella grotta di Machpelah
acquistata dai Hittiti per 400 sicli d’argento. Abramo,
perduta la sua compagna e sentendosi ormai vecchio, mandò il suo servo fedele
Eliezer a cercare una sposa per il figliuolo Isacco nella sua famiglia, nel
luogo della sua origine. Eliezer partiva per la Mesopotamia con una carovana di
cammelli carichi di preziosi doni destinati ai congiunti del padrone. Giunto
verso sera a Charan, dove viveva Nachòr
fratello di Abram, egli si accampò presso ad un pozzo Dove le ragazze della
città venivano ad attingere l’acqua e pregò Iddio che lo aiutasse a
scoprire fra quelle la donna degna di andar sposa al suo padroncino Isacco.
Aveva appena terminato la sua orazione, che vide venir verso il pozzo una bella
giovane che, alla sua preghiera di dargli un po’ d’acqua dalla sua
brocca, rispose con rara gentilezza che avrebbe volentieri abbeverato anche i
suoi cammelli. Era proprio quello l’atto di cortesia che egli aveva
invocato nella sua preghiera. La giovane era Rebecca, figlia di Betuèl e nipote di Milkàh e di Nachòr. Ella offrì a Eliezer ospitalità per lui e per la sua
carovana, dopodiché rientrò a casa riferì ai familiari quanto le era accaduto
presso il pozzo. Allora Labano suo fratello corse incontro al forestiero e lo
invitò a prendere alloggio a casa sua. Prima di ogni altra cosa Eliezer espose
lo scopo del suo viaggio e chiese che Rebecca acconsentisse a partire con lui
verso il luogo dove abitava lo zio Abramo e dove avrebbe formato una nuova
famiglia nella sua famiglia. La ragazza divenne così la sposa di Isacco.
Abramo moriva a 175 anni e veniva sepolto accanto alla compagna nella
grotta di Machpelah.
Haiiè Sarà, facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
Sarà e le
origini della famiglia ebraica, rav Riccardo Pacifici
z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Haiiè Sarà, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
♫ Lezione
sulla Parashàt Haiiè Sarà, rav Riccardo Di Segni
♫ Riconciliazioni,
rav Roberto Della Rocca
Sette
anni per la bellezza, rav Riccardo Di Segni
Non
dobbiamo seppellire il nostro futuro, Rav Shlomo Riskin
L’eruv della Grotta di Machpelà
Izhak
ed Ishmael, personaggi paralleli
La ghevurà
di Izchak, la pudicizia di Rivkà
La preghiera inespressa
ed esaudita
Rapporto con la parashà: Nella haftarà si parla
di quel che avvenne quando David era vecchio, come nella parashà
si narra di quel che avvenne quando Abramo era vecchio.
Commento alla haftarà, rav David Schaumann e Raoul Elia
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
06
Esaù e Giacobbe - La
primogenitura per un piatto di lenticchie - La benedizione d’Isacco.
Rebecca, dopo un periodo di sterilità durato
vent’anni, partoriva due gemelli: Esaù e Giacobbe. I due fratelli
crebbero con tendenze diverse ed opposte; il primo era dedito alla caccia e
alla libera vita dei campi, il secondo era amante della serena vita della tenda
e del focolare domestico. L’uno era il prediletto del padre a cui piaceva
la selvaggina, L'altro era più caro alla madre per il suo carattere casalingo.
Un giorno accadde che tornando dalla caccia, Esaù fu attratto
dall’odore di un piatto di lenticchie che veniva dalla tenda del fratello
e tanto era stanco e affamato che non si fece scrupolo di chiedere una porzione
per sé di quella roba rossa (adòm) da cui
venne il nome di Edom ai discendenti di Esaù. Giacobbe
non gliela rifiutò, ma domandò in cambio che Esaù gli cedesse il suo diritto
alla primogenitura. L’altro, senza difficoltà alcuna, acconsentì, tanto
poco egli teneva a quel privilegio.
In seguito alla carestia, Isacco, come era già accaduto a suo padre,
si trasferì nelle terre di Avimèlech re filisteo di Gheràr e là gli toccò press’a
poco il medesimo incidente che era occorso ad Abramo, ma senz’alcuna
conseguenza se non il rimprovero di aver celato la qualità di donna coniugata
che aveva Rebecca e d’aver esposto quella gente ignara a correre il
rischio di un involontario adulterio.
La vita sarebbe trascorsa prospera e felice per Isacco, se non fossero
stati i noiosi conflitti provocati dagli abitanti del paese invidiosi della sua
ricchezza, conflitti che lo costringevano a cambiar periodicamente e
continuamente una sede dopo l’altra, finché un’ambasciata del re di
Gheràr venne a proporgli un patto di amicizia.
Nella vita di Isacco non c’è nessuna altra
vicenda degna di ricordo. La vecchiaia e la cecità pare che lo cogliessero
quasi all’improvviso, sicché, sentendo vicina la morte, mandò a chiamare
il figlio primogenito, Esaù, e lo invitò ad andare a caccia e preparargli uno
di quei piatti prelibati di selvaggina che gli piacevano tanto. Rebecca indusse
allora Giacobbe a sostituirsi al fratello e, travestitolo, comando dal padre
cieco con un bel piatto di capretto arrosto. Isacco credendo che fosse Esaù,
gli dette la benedizione promessa all’altro fratello, sicché si può
immaginare il doloroso stupore del padre e del figlio di fronte
all’inganno in cui erano caduti. Però anche Esaù ebbe dal padre la sua
benedizione, adatta al suo carattere di uomo di campagna che attendeva dalla
terra il pingue alimento e al suo spirito guerriero insofferente di giogo. Dopo
l’incidente però Giacobbe dovette allontanarsi dalla casa e rifugiarsi
presso Labano, suo zio materno. Una opportuna scusa da parte di Rebecca
giustificò agli occhi del padre la partenza di Giacobbe la quale gli parve una
buona occasione offerta al figlio perché scegliesse anche lui una sposa dalla
medesima famiglia materna.
Toledot, facsimile dal Pentateuco di Shadal
La parashà manoscritta su un vero Sefer
Torà
Giacobbe e la
lotta per il primato morale, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Toledot, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
♫ Lezione
sulla parashà di Toledot, rav Haiim Della Rocca
♫ Toledot - Attualità delle vicende di Izchak,
rav Alberto Funaro
♫ Commento
alla parashà (5781), rav
Roberto Della Rocca
♫ La
berachà di Izchak e le
profezie, rav Ygal Levi
(Bet Midrash Chajm Rabbim)
♫ Il Bet Midrash di Shem ed Ever,
Jonathan Pacifici (Bet Midrash Chajm Rabbim)
Il
commento del Rashbam alla parashà
di Toledot, rav Gianfranco
Di Segni e Jacov Di Segni
Per due
volte siamo stati ammoniti sui partners, Rav Shlomo Riskin
Il lavoro e lo studio
della Torà
Identità ebraica tra
autonomia e identificazione nei padri
La
Parashà di Toledot con gli occhi di Itzchak e Rivkà
I
gemelli, anche sei per gravidanza
La
berachà romana per gli sposi: El Shaddai
La fine
dell’Accademia di Shem
Rapporto con la parashà: Affermazione che Dio protegge Israele contro i
discendenti di Esaù come aveva protetto Giacobbe contro il fratello Esaù.
Commento alla haftarà, rav Elio Toaff
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
07
La partenza di Giacobbe - La scala e gli angioli - L’incontro con Rachele al pozzo -
L’inganno di Labano - I 20 anni di
lavoro - Il ritorno a casa - Il patto di pace col suocero.
Giacobbe partì dunque dalla casa paterna,
da Beer-Shèva, diretto a Charàn,
e poiché era calato il sole, si fermò a pernottare in aperta campagna, sulla
nuda terra, avendo come capezzale alcune pietre. E sognò una scala che dalla
terra arrivava fino al cielo e lungo la quale salivano e scendevano gli angioli di Dio. In cima alla scala, o accanto a lui, gli
pareva che stesse il Signore e gli ripetesse la promessa fatta ad Abramo e a
Isacco e lo assicurasse della Sua protezione. Destatosi la mattina rimase
lietamente sorpreso della visione avuta nella notte ed in segno di grazie
eresse sul luogo stesso, come una consacrata lapide commemorativa, la pietra
che gli era servita di guanciale. Dando poi il nome di Beth-El (casa di Dio) a
quel posto che si chiamava in origine Luz, egli espresse il voto che, se fosse
tornato in salute alla casa paterna, su quella pietra avrebbe eretto un
santuario, offrendo al Signore la decima di quanto avrebbe posseduto.
Ripreso poi il viaggio, giunse finalmente
in una terra abitata da tribù arabe e si fermò presso un pozzo, dove i pastori
si davano convegno per abbeverare le loro greggi. Avendo saputo che essi erano
proprio di Charàn, domandò loro se conoscessero
Labano ed essi gl’indicarono una ragazza che sopraggiungeva proprio
allora col gregge. Era costei Rachele, figlia di Labano, sua cugina. Fatta la
reciproca affettuosa conoscenza, Giacobbe fu invitato da Labano ad abitare
presso di lui e, dopo un mese, fu stabilito fra loro che, in cambio
dell’aiuto che gli avrebbe dato nella sua azienda, Giacobbe avrebbe
ottenuto in moglie di lì a sette anni la bella Rachele. Ma compiuto il periodo
pattuito, Labano sostituì alla fanciulla promessa l’altra figliola maggiore,
Lea, sicché Giacobbe dovete adattarsi a lavorare altri sett’anni
se volle ottenere la desiderata sposa.
La sorte familiare delle due sorelle fu
stranamente diversa: Lea regalò al marito un figlio dopo l’altro, mentre
Rachele attese lunghi anni la prole agognata finché partorì Giuseppe. Fu allora
che Giacobbe espresse al suocero il desiderio di tornare nella sua terra, ma fu
trattenuto per altri sei anni, giacché la sua opera attiva e intelligente era
riuscita molto proficua all’azienda di Labano. Ma lo sfruttamento a cui
era sottoposto dal suocero era divenuto così insopportabile che Giacobbe decise
di partire di nascosto. Labano accortosi dell’improvvisa fuga, lo inseguì
e, raggiuntolo, lo rimproverò aspramente. Ma poi fecero la pace e si separarono
con attestazioni di reciproco affetto.
Ripreso il cammino, Giacobbe
s’imbatté in una schiera di angioli, questa
volta in terra e non più sulla scala che giungeva al cielo. Il luogo in cui
avvenne il miracoloso incontro fu chiamato da lui Machanàjm.
Vaiezè, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ La parashà cantata, Jonathan Pacifici
Il patriarca
Giacobbe e la vita di Israele, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaiezè, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
♫ Vaiezè - Gli spazi vuoti nel Sefer
Torà, rav Roberto Colombo
♫ Commento
alla parashà (5781), rav
Roberto Della Rocca
♫ Le
pietre di Jacov e le 12 tribù, Jonathan Pacifici
(Bet Midrash Chajm Rabbim)
Lapidi
significa (monumenti eretti) “per sempre”, Rav Shlomo Riskin
Il sonno di Jacov sul monte Moriah
La relatività della via e
della morte
Jacov
e la contrazione dello spazio e del tempo
Il
sogno di Jacov alla luce del Matan Torà
Quando gli angeli si danno il cambio e Jacov resta solo
Il
confine tra Galed e Jegar Saadutà
Guardati
dal parlare con Jacov bene o male
Rapporto con la parashà: Nella haftarà si accenna
ad alcuni particolari della vita di Giacobbe, narrati nella parashà.
Commento alla haftarà, rav Alfredo S. Toaff
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
Vaishlach, Genesi
32,4 - 36,43
08
L’incontro fraterno e gentile di Giacobbe con Esaù - Il
rapimento di Dina e l’eccidio di Sichém - La
morte di Rachele e di Isacco - La genealogia di Esaù.
Giacobbe, desideroso di riconciliarsi col fratello, si fece precedere
da alcuni suoi messi con l’incarico di annunziargli la sua venuta e di
recargli il suo saluto. Alla notizia che il fratello era scortato da 400
uomini, Giacobbe s’impaurì e corse ai ripari non senza mandargli un
cospicuo dono di animali per guadagnarsene l’animo. Nella notte
d’attesa, egli si trovò a dover combattere con un angiolo
che, prima di lasciarlo, lo colpì nell’anca. Quando i due fratelli
s’incontrarono, si fecero una calorosissima accoglienza e si
riconciliarono. Giacobbe si attendò nelle campagne di Sichèm
ed in quella città la figliuola Dina venne rapita dal principe ereditario del
luogo che, per riparare allo scandalo, convinse il padre a chiedere in isposa la ragazza vittima della sua improvvisa passione. Ma,
sebbene il Re avesse accettato tutte le condizioni impostegli dai fratelli
della ragazza e la popolazione di Sichèm si fosse
sottoposta alla circoncisione, i figliuoli di Giacobbe, per vendicare
l’onta fatta alla famiglia, assalirono e trucidarono tutti gli abitanti
della città. Giacobbe impressionato credette opportuno abbandonare quei luoghi
e si diresse verso il sud.
Lungo il viaggio Rachele moriva, dando alla luce il suo secondo figlio
Beniamino.
Vaishlach, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ La parashà cantata, Jonathan Pacifici
♫ Lezione sulla parashà di Vaishlach, rav Hillel Sermoneta,
fonti
Il nome Israele
e la lotta, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaishlach, Dante Lattes
da Nuovo Commento alla Torà
♫ La
lotta assurda (5781), rav Roberto Della Rocca
Giacobbe
lottò con sé stesso e vinse, Rav Shlomo Riskin
La gamba colpita di Jacov e le tre feste
Il thum
(limite) dello shabbat
Jacov, Ministro delle Finanze di Shechem
E lo ha
redento dalla mano di colui che è più forte di lui
Dubbio
e certezza, Emunà ed Halachà
Rapporto con la parashà: Si parla degli Idumei, discendenti di Esaù,
ricordato nella parashà.
Commento
all’haftarà, rav
Alfredo S. Toaff
Tutte le haftarot di Bereshit nella traduzione di Shadal
09
Giuseppe ed i suoi fratelli - Giuseppe in Egitto - La moglie di Potifàr - Il sogno dei servi di Faraone - Giuda e Tamar.
Fra i figli di Giacobbe, il più caro di tutti al
cuore del padre era Giuseppe. Questa predilezione suscitò il rancore dei
fratelli, irritati per l’aria di superiorità e per la vanagloria
ch’egli mostrava nei loro riguardi col racconto dei suoi sogni di
grandezza. L’inimicizia dei fratelli arrivo al punto che essi un giorno
si erano decisi a toglierlo di mezzo se, per consiglio di Reuvén
che si proponeva di sottrarlo alla loro vendetta e di rimandarlo sano e salvo a
casa, non lo avessero calato in un pozzo. Intanto alcuni mercanti midianiti capitati in quella località avevano tirato
Giuseppe fuori dalla cisterna e l’avevano venduto ad una carovana di
ismaeliti che, condottolo in Egitto, lo vendettero a Potifàr,
alto ufficiale della corte faraonica. Potifàr, dopo
aver apprezzato l’attività e la serietà di Giuseppe, gli affidò
l’amministrazione e la direzione della sua casa e dei suoi beni. E le
cose procedettero nel migliore dei modi, finché un giorno la moglie di Potifàr, sdegnata contro Giuseppe che, per senso di onestà,
aveva rifiutato di accondiscendere alle sue voglie, lo accusò di tentata
seduzione di fronte al marito il quale lo fece mettere in prigione. Nello
stesso carcere si trovavano due addetti alla mensa di Faraone, ai quali egli
riuscì una mattina a spiegare un loro strano sogno in modo che risultò
pienamente giusto e veritiero. Mentre si svolgeva il complotto dei fratelli
contro Giuseppe, o poco prima, Giuda si univa ad una donna cananea d’un
paese vicino, da cui aveva tre figliuoli, al primo dei quali dava in moglie una
ragazza di nome Tamàr. Essendo questo figliuolo
morto, Tamàr fu maritata al secondogenito, per
obbedire al costume del levirato fin da allora vigente. Ma anche il secondo
marito moriva e Tamàr veniva rimandata alla casa
paterna in attesa che il terzo figliuolo di Giuda fosse cresciuto ed ella
potesse ottenerlo per marito. Stanca però di attendere, Tamàr
riusciva con un sotterfugio ad attrarre Giuda presso di lei. Da questa unione
nascevano due gemelli: Perez e Zérach.
Vaieshev, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ La parashà cantata, Jonathan Pacifici
♫ Lezione sulla parashà di Vaieshev, Umberto Pace
♫ Accenni
su Hanukà nella parashà di Vaieshev,
Rav Amedeo Spagnoletto
♫ Shechem, luogo della completezza, Jonathan Pacifici (Bet
Midrash Chajm Rabbim)
La storia di
Giuseppe, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaieshev, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Luci
sulle conseguenze nefaste dell’odio fratricida, Rav Shlomo Riskin
Quando
lo zadik non può fare teshuvà
Da Shechem
lo hanno rubato, a Shechem lo hanno restituito
Rapporto con la parashà: Secondo il Midrash si allude, nel primo verso
della haftarà, alla vendita di Giuseppe, narrata
nella parashà.
Commento alla haftarà, rav Alfredo S. Toaff
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
10
I sogni di Faraone - Giuseppe viceré
dell’Egitto - I figli di Giacobbe si recano in Egitto per far acquisto di
grano - Primo incontro col fratello - secondo incontro.
Due anni dopo anche Faraone ebbe i suoi
sogni: gli pareva di vedere uscire dalle acque del Nilo sette vacche grasse,
seguite da sette vacche magre che se le divoravano e poi gli pareva di vedere
sette spighe rigogliose che venivano inghiottite da sette spighe esili e
appassite. I maghi da lui convocati non seppero spiegargli i due sogni. Fu allora
che il coppiere si ricordò di Giuseppe che gli aveva così bene interpretato il
suo sogno e consigliò al re di chiamarlo a corte perché gli chiarisse il
significato dei suoi sogni. Giuseppe, fatto venire al palazzo reale, disse che
i due sogni annunziavano prima sette anni di grande abbondanza e poi sette anni
di grave carestia. Proponeva quindi di requisire durante i primi sette anni e
di ammassare quanto più grano si potesse perché fosse sufficiente anche per i
sette anni di carestia. Il re ammirando l’acuto ingegno di Giuseppe lo
nominò suo viceré coll’incarico di provvedere alla raccolta e poi alla
distribuzione del grano.
Venuti gli anni della carestia essa si
fece sentire anche nella terra di Canaan dove vivevano Giacobbe e i suoi
figliuoli i quali ad eccezione di Beniamino furono mandati in Egitto a far
provvigione di grano. Giuseppe appena li vide li riconobbe e li accusò di
essere delle spie e perché potessero dimostrare che lo scopo del viaggio era
uno scopo onesto comandò loro di tornare a casa e di venire insieme col
fratello minore che dicevano di aver lasciato col vecchio padre. Trattenne come
prigioniero Simeone e rimandò gli altri col grano necessario alle loro
famiglie.
Giunti in patria raccontarono al padre
quanto era loro accaduto e quanto il ministro egiziano chiedeva da loro.
Esaurito il grano comprato fu necessario prepararsi al secondo viaggio portando
con sé questa volta anche Beniamino. Giuseppe li ricevette con grande
affabilità invitandoli a mangiare nella sua residenza. Poi congedandoli fece
mettere nel sacco appartenente a Beniamino la sua coppa di argento e li fece
poi ricondurre alla sua presenza sotto accusa di furto minacciandoli di
trattenere come schiavo quello dei fratelli che era stato sospettato di averlo
derubato di un suo oggetto caro e prezioso.
Mikez, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ La parashà cantata, Sandro Di Castro
♫ Lezione sulla parashà di Mikez, Jonathan
Pacifici - fonti
♫ La parashà di Mikez e Hanukà, rav Michael Ascoli
♫ Hanukà
e Mikez in una lezione di Rav Azarià
Figo (1579-1647), Andrea Spizzichino
Giuseppe,
personaggio tipico della storia ebraica, rav Riccardo
Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Mikez, Dante Lattes
da Nuovo Commento alla Torà
Non sono io…,
ma il Signore, Rav Shlomo Riskin
Quando lo Shabbat di
Hanukà è Capo Mese
L’averà, punizione per l’averà
La ricerca
dell’istinto del male
La lingua ebraica alla
corte del Faraone
Uno shabbat alla corte
d’Egitto
Partecipare
alle difficoltà del pubblico
Chanukà e lo shammash del 9 di Av
Rapporto con la parashà: Le prime parole della haftarà
accennano ad un sogno di Salomone, e nella parashà si
descrive a lungo il sogno del Faraone.
Commento alla haftarà, rav David Schaumann e Raoul Elia
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
Vaigash, Genesi 44,18 - 47,
27
11
Il discorso di Giuda - Giuseppe commosso si fa
riconoscere - Partenza di Giacobbe per l’Egitto - Incontro con Giuseppe -
Sua visita a Faraone - Le misure economiche di Giuseppe per far fronte alla
carestia.
Giuda, che si era reso responsabile verso
il padre per la partenza di Beniamino, dinanzi alla minaccia di Giuseppe di
tenere schiavo il fratello sotto accusa di furto, tiene un discorso pieno di
vigore e di affetto per il vecchio padre e si offre di sostituirsi a Beniamino
nella prigionia e nella schiavitù. Davanti a questa prova di affetto fraterno
dimostrato da Giuda, Giuseppe non può trattenere la commozione e, fatti
allontanare tutti i suoi servi, si rivela piangendo ai fratelli, felice di aver
saputo che il padre era ancora in vita e, dinnanzi alla meraviglia dei
fratelli, li rassicura del suo perdono affermando anzi che la loro azione era
stata utile alla vita e alla salvezza di tutta la famiglia che altrimenti
sarebbe morta di fame negli anni della carestia. Li invita a tornare a casa per
dare la lieta notizia al padre e per farlo scendere con tutti i suoi in Egitto,
dove egli avrebbe provveduto al loro mantenimento.
Il Re, informato da Giuseppe, dava ordine
di mettere a disposizione di Giacobbe i necessari mezzi di trasporto,
assicurandolo inoltre che non gli sarebbe mancato nulla nella sua nuova
residenza.
Giacobbe, dapprima incredulo, si convince
poi e si decide al viaggio, lieto di poter rivedere il figliuolo prediletto.
L’incontro fra il padre e il figlio
fu commovente. Poi Giacobbe fece visita di omaggio al re col quale ebbe un
breve, cordiale colloquio.
Gli egiziani, per acquistare il grano
durante gli anni della carestia, dovettero vendere il loro bestiame, le loro
terre e diventare servi della gleba di Faraone.
Vaigash, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ La parashà cantata, Sandro Di Castro
Discorsi sulla
Torà, parashat Vaigash, rav Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaigash, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Ciò che
le lacrime possono insegnarci, Rav Shlomo Riskin
Il pianto di Yosef e
il pianto di Yaakov, rav Gianfranco Di Segni
Forse mio padre è ancora
vivo?
Come si imposta una
comunità ebraica
Jacov
in piedi davanti al Faraone
La Parashà di Vajgash con gli occhi di Jeudà e
Josef
Se vogliamo applicare la
Torà al mondo, dobbiamo capire il mondo
Rapporto con la parashà: Nella haftarà si
annuncia per l’avvenire la concordia fra le tribù del regno di Israele,
rappresentato specialmente da Efràim, figlio di
Giuseppe, e quelle di Giuda, come nella parashà si
narra la riconciliazione tra Giuseppe ed i suoi fratelli.
Commento alla haftarà, rav Emanuele Menachem
Artom
Tutte
le haftarot di Bereshit
nella traduzione di Shadal
12
Giacobbe vuole essere sepolto
nella tomba dei padri - Benedizione dei figli di Giuseppe - Benedizione dei 12
figli - morte e funerale di Giacobbe - Morte di Giuseppe.
Giacobbe, dopo esser vissuto in Egitto 17 anni e
sentendo approssimarsi la morte, pregò Giuseppe di non farlo seppellire in
terra straniera ma di farlo trasportare nel paese e nel luogo dove avevano trovato
l'estrema dimora i padri che l’avevano preceduto. Quindi dichiarò di
voler considerare come suoi propri figliuoli i figli di Giuseppe, dando però la
preferenza al minore Efraim di fronte al maggiore Menashèh.
Finalmente, radunati intorno al suo letto i figliuoli, espose loro in poetica
forma il quadro delle future vicende della loro gente.
Giacobbe morì a 147 anni e fu trasportato in gran
pompa e sepolto nella grotta di Machpelàh, nel
sepolcreto degli avi.
Giuseppe morì a 110 anni, facendosi promettere
dai fratelli, ai quali aveva espresso ancora una volta i suoi sentimenti di
perdono, che avrebbero trasportato i suoi resti, nell'ora del ritorno, nella
Terra promessa.
Così termina il primo Libro di Mosé, il libro della Genesi; in esso sono narrate le
vicende della umanità primitiva e quelle dei padri del popolo d’Israele.
Vaichì, facsimile dal Pentateuco di Shadal
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, rav Shalom Bahbout
♫ Lezione sulla parashà di Vaichì, Shalom
Sermoneta - fonti
La benedizione
di Giacobbe ed il nucleo della gente di Israele, rav
Riccardo Pacifici z”l
Commento alla parashà (1947) Dante
Lattes ed Amos Luzzatto
Parashat Vaichì, Dante
Lattes da Nuovo Commento alla Torà
Anche se
indugia a venire…, Rav Shlomo Riskin
Unità
senza uniformità, Rav Shlomo Riskin
Jacov
nostro padre non è morto
Nella Tua salvezza ho
sperato, oh Signore
Jacov, come Rabbì Jeudà Hannasì
Possa
essere fratello di sette ed anche di otto
Rapporto con la parashà: La haftarà contiene le
ultime disposizioni di David, come la parashà contiene
le ultime disposizioni di Giacobbe.
Commento alla haftarà, rav David Schaumann e Raoul Elia
Tutte le haftarot di Bereshit nella traduzione di Shadal
Genesi/Bereshit
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