TORAH.IT
Parashat Tezzavè
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"Nella Tenda
della Radunanza, fuori dal Parochet
che è presso la Testimonianza lo preparerà Aron ed i suoi figli dalla sera alla
mattina dinanzi al Signore, uno statuto eterno per le loro generazioni da parte
dei figli d'Israele." (Esodo XXVII, 21)
Nel corso delle
ultime Parashot ci stiamo occupando del Santuario e stiamo progressivamente scoprendo che si tratta di una
struttura particolarmente complessa. Ciò che rende unico il Santuario è
principalmente il suo stesso motivo d'essere: far risiedere la presenza Divina
in Israele. Il Gaon di Vilna spiega che ci sono due
modalità di rivelazione della Presenza Divina nel mondo: una chiamata Leà e l'altra chiamata Rachel.
La dimensione di
Rachel è la dimensione interiore, il fare di D-o il
nostro Re, la dimensione di Leà è invece la
rivelazione pubblica della presenza di D-o come quella attraverso i prodigi
d'Egitto. La dimensione di Leà è la più visibile anche se la dimensione di Rachel è quella
prediletta dal Santo Benedetto Egli Sia. Il Gaon
prosegue e paragona queste due dimensioni ai due
Tempi: il Primo Tempio nella dimensione di Leà con i
suoi miracoli evidenti ed il Secondo nella dimensione di Rachel senza Arca e
Tavole ma solo con il servizio Divino (TB Yomà 31).
Rav Chajm Friedlander
(Siftè Chajm II, 116) mette
in relazione questi insegnamenti del Gaon di Vilna
con quanto insegna il Maharal di Praga (Nezach Israel IV) a proposito dei due Batè
Mikdash. Il Primo Santuario è stato costruito per il
merito dei Padri e per questo è stato distrutto quando
sono venute meno quelle virtù che caratterizzavano i Padri. I Saggi sottolineano infatti che il primo Santuario è stato
distrutto per tre motivi che il Marahal lega ad
ognuno dei tre Patriarchi:
§ Relazioni sessuali
proibite: Avraham rappresenta la misura della grazia,
chesed. Avraham è il
prototipo del dare se stessi al prossimo nella misura
corretta e soprattutto secondo la legge. Una relazione sessuale proibita è di contro un darsi al prossimo laddove la Torà lo proibisce.
§ Idolatria: Izchak è colui che ha dedicato se
stesso ad essere offerta per il Signore ed è quindi in assoluto l'antitesi
dell'idolatria.
§ Spargimento di
sangue: lo spargimento di sangue è una delle caratteristiche di
Esav, Edom, il
Rosso. Jacov è l'antitesi di Esav e quindi quanto di più lontano ci sia dallo
spargimento di sangue.
D'altra parte, sottolinea il Maharal, il Secondo
Tempio è stato edificato per merito del servizio di D-o della totalità di
Israele e per ciò non è stato distrutto altro che a causa dell'odio gratuito
che c'era in Israele. Rav Friedlander
fa notare come i due insegnamenti siano complementari: il Primo Tempio è il
tempio dell'influenza dall'Alto, viene costruito per i
meriti dei Padri e non viene distrutto altro che quando noi non annulliamo con
le nostre azioni questi meriti precedenti. Il Primo Tempio è il Tempio dell'epoca biblica. La Bibbia stessa è ancora in fase
di scrittura attraverso lo spirito profetico ed i miracoli sono ancora
manifesti. Il Secondo Tempio d'altra parte è il Tempio
della rivelazione che c'è nello studio. Si tratta di un'epoca nella quale nel
Tempio non c'è nemmeno l'Arca e l'unica cosa che avviene nel Tempio è
l'esecuzione umana del servizio Divino. Il Secondo Tempio è però il periodo
della Torà Orale. È il periodo in cui più di tutti si sono moltiplicati gli
insegnamenti e la corrente della Torà è aumentata copiosamente. Il Midrash sostiene che il popolo d'Israele non voleva
addirittura costruire il Secondo Tempio sostenendo che la Presenza Divina non
avrebbe risieduto in esso e che il risedere della
Presenza Divina è l'unica ragion d'essere per il Santuario. Solo quando il
Santo Benedetto Egli Sia promise loro di rivelargli i
segreti della Torà e di renderli saggi e dotti essi acconsentirono a costruire
il Santuario.
C'è da capire in che modo possa la conoscenza della Torà sostituire l'assenza della Presenza Divina. Rav Friedlander sostiene che il secondo Tempio certamente conteneva la Presenza Divina (e questo lo sappiamo perché nel Talmud è ricordato che il miracolo del Ner Tamid, segno della Presenza Divina nel Santuario, si è verificato per tutti i quaranta anni di sommo sacerdozio di Shimon HaZadik) ma Essa si rivelava in maniera diversa rispetto all'epoca del Primo Tempio. Nel Secondo Tempio la Presenza Divina derivava direttamente dalla forza della Torà Orale o meglio era funzione del nostro impegno nella Torà Orale. Per questo motivo si tratta di una modalità "Rachel", ossia di una modalità nascosta, perché la Presenza risiedeva nei cuori dei Saggi in misura pari al loro sforzo nella Torà. Queste differenze sono esemplificabili attraverso i due centri "gravitazionali" del Santuario: il Santo dei Santi con l'Arca ed il Santo con la Menorah. La nostra Parashà attesta che la Menorah deve essere fuori dal Parochet, ossia dirimpetto all'Arca ma oltre il Parochet e quindi nel Santo e non nel Santissimo. L'Arca con la Torà scritta che contiene non solo caratterizza l'epoca del Primo Tempio ma addirittura non è neppure presente nel Secondo. Rav Friedlander spiega poi che la Menorah rappresenta invece la Torà Orale e che per questo è fuori dal Santissimo. La prima differenza infatti tra i due arredi è nel fatto che mentre con l'Arca non dobbiamo fare assolutamente nulla (è un elemento che viene dall'Alto e che è precluso a tutti tranne che al Sommo Sacerdote nel giorno di Kippur) la Menorah richiede l'azione umana. La Menorah non solo va accesa ma va anche preparata, ogni giorno nuovamente. La Menorah è il modello dell'azione umana ed è il vero centro dell'epoca del Secondo Tempio. Questa profonda differenza epocale è apprezzabile se riferita alle due feste di istituzione rabbinica, Chanukà e Purim. I Saggi paragonano Ester all'alba. "Disse Rabbì Assì: 'Perchè è stata paragonata Ester all'alba? Per dirti che come l'alba e la fine della notte, così Ester è la fine dei miracoli.' Ma ecco che c'è Chanukà!? Qui si parla di miracoli che possono essere messi per iscritto" (TB Yomà 29a).
Dal punto di vista cronologico Chanukà è l'ultimo dei miracoli. Eppure i Saggi considerano Purim l'ultimo dei miracoli scrivibili (narrati nella Bibbia). La differenza qualitativa Primo-Secondo Tempio esiste anche tra le due ultime feste. Purim è una festa che viene dall'alto nel senso che la salvezza viene solo dal Santo Bendetto Egli Sia, seppur in maniera nascosta. Chanukà è invece principalmente una vittoria militare che viene premiata per la sua purezza d'intenti con un miracolo rivelato. Purim è paradossalmente la festa del nascosto che conclude l'epoca del rivelato laddove Chanukà è la scintilla di rivelato nell'epoca del nascosto. Purim è l'Arca, con la Meghilà le cui regole di scrittura sono legate alle regole della Torà. Chanukà è evidentemente la Menorah con le regole sulla purezza dell'olio.
Mi pare notevole che ci sia chi paragona una buona lettura della Meghillà (una lettura che ha fatto uscire d'obbligo il pubblico) ad un'uscita senza danno dal Santissimo. L'impegno richiesto e l'attenzione che ci deve essere per la Meghillà è forse paragonabile solo all'attenzione che deve prestare il Sommo Sacerdote nell'entrare nel Santissimo nel giorno di Kippur. E più volte ci siamo dilungati sullo stretto rapporto tra Purim ed il Giorno di Kippurim, che è un giorno "come" Purim. Mi pare altresì interessante il fatto che noi chiudiamo il nostro anno con Purim nel Santissimo. Iniziamo con Pesach uscendo dall'Egitto ed il passaggio del Mare, proseguiamo con il Dono della Torà a Shavuot e dopo aver peccato con il Vitello prima e con gli esploratori poi durante il periodo del 9 di Av veniamo giudicati e perdonati con i giorni Terribili di Rosh Hashanà e Kippur. Costruiamo il Santuario a Succot e gioiamo della Festa dell'Attingimento nel primo giorno di Chol Hammoed nel cortile esterno del Santuario. Con Hoshanà Rabbà circondiamo l'Altare che è nel cortile interno e con Sheminì Azeret gioiamo per il semplice fatto di essere giunti al cospetto di D-o nel Suo Palazzo. Ma è con Chanukà che impariamo a procedere dentro al Santuario accendendo la Menorah. Ed è infine con Purim che impariamo ad entrare nel Santo dei Santi. Quello che il Sommo Sacerdote può raggiungere nel giorno di Kippur ogni singolo ebreo può raggiungerlo nel giorno di Purim, nel dodicesimo mese, alla conclusione dell'anno della Torà. La vera sfida di Purim è a mio avviso il saper legare le regole di Purim a quelle di Pesach., il saper concludere un ciclo di servizio di D-o e capire la necessita di ripercorrere nuovamente il ciclo. Saper uscire dal Santissimo dopo la lettura della Meghilà e cominciare a porsi le giuste domande in vista della prossima uscita dall'Egitto.
A questo si riferiscono i Saggi dicendoci che la dimensione di Rachel è la dimensione più cara a D-o. La dimensione nella quale si fa di D-o il proprio re in ogni momento. La dimensione nella quale si capisce che c'è sempre da migliorare e che si deve saper ripercorrere lo stesso ciclo migliorandosi ogni volta. Ed in questo senso è notevole che le mizvot con le quali coroniamo Purim sono mizvot legate alla sfera orizzontale, tra uomo e uomo come i regali ai poveri ed al prossimo ed il festoso pasto di mizvà. Si giunge veramente al Santissimo quando si sanno vivere nel miglior modo queste mizvot che ci legano al prossimo.
Per concludere mi pare doveroso ricordare che il Terzo Santuario, quello Eterno, sarà costruito grazie ai nostri meriti e grazie al merito della nostra matriarca Rachel. Colei che è l'esempio della dedizione al prossimo, quella dedizione che rompe ogni cattivo decreto e che schiuderà presto per noi le porte della redenzione finale.
Shabbat Shalom e Chag Purim
Sameach,
Jontahan Pacifici