RAV RICCARDO PACIFICI - DISCORSI SULLA TOR
XLVII
RE
(Deuteronomio XI, 26 - XVI, 17)
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Dopo i grandi discorsi riassuntivi contenuti nelle Parashoth precedenti, segue ora la ripetizione vera e propria delle norme e delle leggi della Tor fatte da Mos ai confini della terra, col precipuo intento di confermare, precisare ed ampliare quelle norme stesse, raccomandandone l'esecuzione al popolo. La nostra Parash dopo un breve preambolo, si apre appunto con l'esposizione di queste norme. Fra queste il primo posto occupato dalle esortazioni a tenersi lontani da ogni forma di idolatria. I popoli che abitano la terra di Canaan, dice Mos, sono popoli idolatri, non solo, ma anche depravati moralmente, l'idolatria di questi popoli ha il suo riflesso nella pluralit degli idoli e dei luoghi destinati al culto: monti, colline, alberi, astri, pietre, stelle, raffigurazioni varie, sono tutti segni del politeismo dei popoli cananei, sono tutte esterne manifestazioni di un culto che agli antipodi di quello ebraico. Ora, bene dice Mos, tutto ci deve sparire: questo mondo idolatrico deve essere distrutto, perch sulla terra che dovr essere sua, Israele deve instaurare la vita e il culto dell'unico Dio, unico in cielo e in terra, invisibile, irrapresentabile, che non sta sui monti e sulle colline, ma che si trova vicino al cuore di ogni uomo che lo ricerchi. Non vi saranno dunque infiniti luoghi di culto, ma vi sar invece, simbolo dell'unit di Dio in cielo, un solo luogo sulla terra dove sar centralizzato il culto dell'unico Dio. Questo luogo sar quello che il Signore stesso designer a suo tempo, e qui, soltanto qui si svolgeranno gli atti religiosi pi solenni; qui si recheranno i figli d'Israele in alcune circostanze dell'anno, qui siederanno in permanenza i sacerdoti, qui dimorer la gloria di Dio "la Shekhin", qui si ricercher la Sua parola e la Sua volont. Non dunque l'arbitrio di un culto vario e multiforme, che ciascuno pu esercitare nella localit che a lui pi aggradi, ma l'unico e disciplinato servizio di Dio nel Suo Santuario, al quale convergeranno tutte le energie religiose e spirituali del popolo. Ecco dunque affermato il grande principio animatore dell'unit di Dio, anche nella Sua manifestazione terrena: come un solo Dio in cielo, cos un solo Santuario sulla terra. Da qui parte la parola di santit a tutto Israele, da qui partono le direttive spirituali, qui convergono e rifluiscono le forze degli uomini, come le energie del corpo umano si partono e rifluiscono al cuore che il centro animatore della vita umana.
E, il Santuario, stato per Israele il cuore della nazione. Chi conosce la storia d'Israele, chi conosce qual'era l'antica vita religiosa ebraica, sa quale importanza avesse il Santuario. Tutta la vita ebraica era in funzione del Santuario. inimmaginabile per noi oggi pensare o riscostruire qual fosse quella vita e quale il posto preminente che in essa aveva il Santuario. Ce ne possiamo fare solo una pallida idea rileggendo e studiando le pagine della Tor, del Talmud e soprattutto ripensando che, cessato il Santuario, cessata del tutto una vita ebraica unitariamente considerata. Questo spiega perch quando Israele ripensa alla sua terra, ripensa alla sua rinascita, unisce sempre e in primo luogo a questo pensiero l'immagine e l'aspirazione del Santuario ricostruito, la riedificazione di esso diventato il simbolo della ricostruzione di tutta la terra d'Israele, diventata quasi la condizione indispensabile per quella ricostruzione. Come il corpo umano non pu funzionare se il cuore ha cessato di battere, cos il corpo della nazione ebraica riprender vita, quando il cuor suo, il suo Santuario sar di nuovo ricostruito. Questa la pi alta aspirazione di chi guarda con amore all'avvenire di Israele: l'anima d'Israele non ha cessato e non cessa di sognare la rinascita di Sion e del Santuario. Tutto il travaglio storico d'Israele non tende che a quella mta; tutto il resto preparazione, tentativo, inizio e quasi fondamento dell'opera.
Il culmine dell'ideale, che l'animo di Israele vagheggia, non si avr se non quando tutto il sogno d'Israele diventer realt, se non quando le parole profetiche annunzianti la futura gloria di Gerusalemme, centro di vita spirituale per il mondo, non si saranno realizzate, sino a quando le mura della citt santa e le sue porte risplenderanno di pietre luminose e preziose, sino a quando come dice la parola della nostra Tefill, i nostri occhi non vedranno il ritorno del Signore a Sion.