RAV RICCARDO PACIFICI - DISCORSI SULLA TORĄ

XXXVIII

KŅRACH

(Numeri XVI - XVIII)

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Dissi gią due settimane or sono che nel libro di Bemidbar noi troviamo i racconti di una serie di sommosse del popolo di Israele nel deserto. Vedemmo la scorsa settimana l'episodio relativo agli esploratori e la sommossa popolare che ne deriva. A quella succede nella Parashą odierna il racconto di una rivolta ancora pił grave, per certi aspetti, perché diretta personalmente contro Mosč e contro suo fratello Aaronne; č l'episodio della congiura di Kņrach e dei suoi adepti di cui ci parla la prima parte della Parashą odierna.

Un gruppo di 250 leviti capeggiati da Kņrach e da altri maggiorenti di quelle tribł, si presenta in atto di rivolta a Mosč e ad Aaronne rimproverando loro di essersi assunti, loro soli, il supremo potere sul popolo: essi contestano ai due capi questo diritto, affermando la sostanziale eguaglianza di tutta la congrega d'Israele, ma mascherando sotto questa falsa e speciosa affermazione la loro personale ambizione e la loro brama di supremazia.

Mosč avverte tutta l'enormitą dell'offesa recata a lui dai rivoltosi, sente di essere da loro ingiustamente attaccato, ma non si abbassa a discussioni o a repliche o a scatti d'ira che menomerebbero la sua alta dignitą.

Egli conserva la sua tranquilla fermezza e si china riverente dinanzi alla Maestą di Dio, rimettendosi al Suo giudizio e invitando i suoi contendenti a fare altrettanto.

E Dio, egli dice, che dovrą decidere chi č eletto, chi č il pił vicino a Lui! Rechino dunque Kņrach e colleghi l'offerta dell'incenso, la pił pura e la pił alta, rechi la stessa offerta Aaronne e Dio darą i segni del suo gradimento. Ma alla chiara, leale ed esplicita dichiarazione di Mosč, Kņrach oppone la tumultuosa rivolta del popolo, sobillato dai suoi adepti e da un altro gruppo di dissenzienti. il pericolo personale per Mosč e per Aaronne sarebbe stato forse assai grande, se a questo punto, l'intervento del Signore sulla contesa non avesse frenato i furori di quei ribaldi. Si allontani il popolo, dice il Signore, da quei rivoltosi, si allontani da quella peccatrice congrega di Kņrach e seguaci, se non vuole essere coinvolto nella rovina che ora li colpirą; non gią la semplice manifestazione del Suo gradimento verso una delle parti mostrerą Iddio, ma un ben pił grave e tremendo segno della Sua ira Egli darą contro quei peccatori che, attraverso la persona di Mosč, hanno recato offesa a Dio stesso, che Mosč ha chiamato ed ha eletto al supremo grado di guida spirituale del popolo.

Non gią le altezze del potere da loro bramato come vana ambizione, non gią i celesti messaggi di Dio a loro rivelati, avranno Kņrach e i suoi seguaci, ma la terra stessa non vorrą pił sostenere i corpi di questi peccatori, la terra stessa sarebbe profanata dal loro contatto corporeo, e perciņ la terra stessa si spalancherą sotto di loro e li farą scomparire insieme a tutti i loro averi e possessi, in un istante, dalla presenza di tutto il popolo. L'episodio di Kņrach mette in luce il contrasto tra le false vanitą di potere di Kņrach e la religiosa umiltą di Mosč: era giusto che proprio contro Mosč, contro colui che nonostante la sua insuperata grandezza, era e si sentiva il pił umile uomo della terra, era giusto che contro di lui si movessero le accuse di esclusivismo nel comando e di arbitraria supremazia?

Non era questo il colmo dell'infamia, quando ben si sapeva che non gią per desiderio di primeggiare tra gli altri, ma solo per adempiere al divino comando, Mosč aveva accettato quell'elezione che lo poneva alla testa del popolo? Il sacerdozio di Mosč e di riflesso anche quello di Aaronne, erano il sacerdozio del dovere, non quello dell'arbitrio. Il potere in Israele non era e non poteva essere che l'investitura a pił alti compiti e chi avesse negata questa caratteristica, si sarebbe macchiato di colpe imperdonabili. Eppure l'accusa nefanda rivolta contro Mosč, si č ripetuta nella storia contro quel popolo che, dopo Mosč, ne avrebbe dovuto continuare l'investitura spirituale. Ma come gią allora Mosč, cosģ anche dopo Israele non ha raccolto l'amore e la gratitudine dei popoli per gli inestimabili servizi da lui resi all'umanitą, ma ha visto crescere attorno a l'odio e l'invidia. L'accusa contro l'elezione d'Israele, come gią quella contro Mosč si č rivolta contro il presunto primato d'Israele tra i popoli, contro la sua presunta arbitraria supremazia sulle genti e ha fatto crescere il seme dell'inimicizia e del livore ed ha scatenato l'odio degli individui e delle genti contro un popolo colpevole di aver dato all'umanitą Dio e i pił alti ordinamenti morali. Ma Israele, seguendo le orme del suo grande Maestro, non scende a discutere ed a polemizzare, sopporta con rassegnazione le immeritate offese, e conscio soltanto dei suoi alti e gravi doveri, perdona e si rimette con animo sereno e fiducioso all'immancabile giustizia di Dio.