TORAH.IT
RAV
RICCARDO PACIFICI - DISCORSI SULLA TORÀ
I
BERESHIT
(Genesi I
- VI, 8)
LA
TORÀ E LA CREAZIONE
Le prime pagine della Torà espongono la
genesi del mondo e quella dell'Umanità. Sono pagine dense di significato e
dense di insegnamento, sono, forse tra le più profonde
di tutta la Bibbia, perché affermano e proclamano quelle idee e quelle verità
che sono poi diventate le idee e le verità fondamentali dell'ebraismo. Alla
mente del lettore o dello studioso attento, queste prime pagine rivelano una
serie di problemi e di argomenti che ugualmente si
impongono all'esame per la loro importanza: la creazione, la funzione dell'uomo
nel mondo, il Sabato, il peccato, il primo omicidio, l'Umanità adamitica ecc.,
sono tutti argomenti che richiedono uno studio ed un commento a sé. Cominciamo
dal primo argomento, ossia dal primo capitolo, da
questo grande e superbo capitolo che ad ogni lettura rivela nuovi significati. E questo il vero capitolo che parla della genesi, della creazione
del mondo, ma ne parla con un linguaggio così solenne ed elevato che
difficilmente si riuscirebbe ad immaginare come la prima pagina della Torà
potrebbe aprirsi su un quadro più solenne e maestoso. E,
ho detto, il capitolo della Creazione:
"Nel principio creò Iddio il cielo e
la terra". E qui occorre subito
un'osservazione preliminare. Chi credesse di trovare in questo racconto
l'esposizione scientifica, direi geologica, delle origini del nostro pianeta e
delle sue vicende, potrebbe senz'altro chiudere il libro, subito dopo il primo
verso. La Torà non è un libro scientifico; non parla cioè
di verità ricercate o scoperte dagli uomini, attraverso il loro lavoro
intellettuale e le loro indagini razionali: la Torà non parla di verità che
oggi sono accettabili e domani sono respinte dalla stessa scienza che prima le
aveva proclamate. La Torà parla di verità assolute che, come tali non temono il
confronto con la scienza. Quando la Torà parla della creazione del mondo,
intende soprattutto affermare verità che erano attuali
ai tempi di Mosè e dei nostri padri e che sono parimenti attuali per noi:
verità che non invecchiano, verità che non si superano, perché appartengono ad
una sfera ove non ha interferenza il processo delle teorie dell'umana scienza.
La Torà vuole dunque affermare, e lo afferma
solennemente, che il mondo, questo mondo, questa terra, i cieli e i mondi che
vi si aggirano sono opera della volontà creatrice di Dio. Questa verità
che, forse, poteva essere enunciata anche con un solo verso, il primo verso, è
invece oggetto di un intiero capitolo nel quale, in
una successione meravigliosa, si espone in che ordine abbiano avuto origine le
cose che ci circondano. Dalla luce, simbolo più alto di vita, creata nel primo
giorno, ai cieli e alle acque, elementi primordiali, e da questi alla terra e
alle germinazioni arboree in essa poste, dagli astri e
dalle stelle destinate a regolare la vita, i tempi e le stagioni del nostro pianeta,
agli esseri animati che popolano gli spazi acquei e aerei, fino agli esseri
animati che vivono sulla terra e sino all'uomo, è tutta una meravigliosa scala
di opere che dalla luce, dal cielo, scende gradatamente sino all'uomo, creatura
ultima in ordine di tempo, ma prima rispetto allo scopo di tutta la creazione. E in tutti questi atti creativi, divisi armonicamente nei
sei giorni, è sempre la parola di Dio, ossia la Sua volontà che domina il
quadro grandioso. Ogni atto creativo è preannunciato dalla parola: Iddio
disse, Iddio cioè, ordinò, volle, e la cosa fu,
quasi a ricordare che ciascuno di questi esseri creati, sia delle sostanze
superiori sia di quelle del mondo terreno, ciascuno di questi esseri è dominato
dalla volontà suprema di Dio. Non vi sono esseri, o poteri o divinità
all'infuori di Lui; non vi sono poteri o divinità nascoste nel cielo e nelle
acque e con esse personificate, non vi sono divinità
negli astri e nelle stelle, secondo le credenze dei popoli antichi, non vi sono
infine divinità della natura e del mondo vegetale e animale, ma su tutta la
natura, tutti i mondi e tutti gli esseri sovrasta l'unica divinità dominatrice
di Dio, che tutto ha chiamato all'esistenza con un atto del suo volere. Tutto è
stato da Lui voluto e così creato, con quelle determinate leggi, con quei
determinati principi di sviluppo che giustificano la Sua approvazione; tutto ha
una sua via, una sua legge, un suo "perché", tutto è così perché così
doveva essere nei piani armonici della Creazione di Dio; tutto quello che
esiste nel mondo e sopra il mondo, tutta questa natura, tutto questo
meraviglioso creato, è così perché Egli lo volle; tutto ed anche noi, anche
l'uomo così fu da Lui creato per un fine superiore anzi
per un fine che giustifica tutta la Creazione. Appunto perciò l'uomo fu creato
a "immagine di Dio" cioè ha avuto da
Dio il dono di uno spirito illuminato e immortale, il dono di una volontà
libera e buona che egli deve mettere in atto nella vita del mondo: l'uomo sarà
veramente la creatura eletta da Dio se manifesterà le divine virtù che in lui
si nascondono, sarà signore della natura, se saprà innalzarsi dalla materia
organica al mondo dei valori assoluti ed eterni, al mondo del bene che egli può
creare con la sua volontà. Tutta la natura ha uno scopo, tutta
la creazione ha un fine: far prevalere sulle cose create l'idea di Dio, l'idea
del bene e della volontà morale che deve permeare la vita del mondo: questo
fine della creazione che è poi il fine del mondo, è meravigliosamente espresso
con l'idea del Sabato. Tutto è creato, tutto è preparato
per il Sabato; i sei giorni formano un mondo a sé, il mondo della creazione
materiale; dopo di essi il settimo giorno, che è il
mondo dello spirito, dell'assoluto, nel quale l'uomo deve riconoscersi creatura
di Dio che ha un limite alla sua attività, come il mondo ha avuto un limite
dalla mano dell'Artefice Sommo.
Il Sabato è dunque coronamento dell'opera, è
il fuoco di tutta la creazione, è il momento in cui Dio si rivela all'uomo e l'uomo ascende a Dio: il Sabato è come dissero i Maestri
"la perla di tutta la Creazione".