T O R A H . I T
Riceviamo dall’amico Donato Grosser di New York, con gli
auguri di un felice Purim 5761.
Hag Sammeah!
LO SPIRITO DI PURIM
Ogni festa ebraica si
differenzia dalle altre per gli avvenimenti che vengono
ricordati e rivissuti e per il modo in cui il giorno viene festeggiato.
Tra
le feste rese obbligatorie dalla Torah (“mideorayta”), di Pesach ci
sono le mitzwoth di mangiare matzah
e maror; di Succoth la miztwah di abitare per sette giorni nella succà; e di Shavuoth di
festeggiare il giorno in cui abbiamo ricevuto
Tra le feste rese
obbligatorie “miderabanan”, cioè
dai Maestri, di Hanuccà abbiamo la miztva di pubblicizzare i miracoli nella guerra degli Asmonei contro i Seleucidi:
commemoriamo l’evento con l’accensione dei lumi e con la recitazione dell’hallel in segno di ringraziamento. Di Purim,
le mitzvoth rese obbligatorie dai Maestri sono quelle
di leggere
Purim si differenzia da tutte le altre
feste per le mizvoth di dare
regali ai poveri e di inviare vettovaglie ai propri amici. La mizvah di dare regali ai poveri di
Purim è diversa da quella di fare zedakà.
Mentre nel fare zedakà dobbiamo verificare che la
persona a cui diamo zedakà
non sia un imbroglione, di Purim è prescritto che “si
da a chiunque tenda la mano”. Anche la mizvà di inviare vettovaglie agli amici esiste solo a Purim. Qual’è l’origine di queste due mizvot di Purim?
Per cercare una
risposta, pensiamo prima di tutto a quella che era la situazione degli ebrei di
Persia durante il periodo in cui si trovavano sotto la spada di Damocle del decreto di Haman. Il decreto era quello di sterminare tutti gli ebrei,
dai poppanti nelle culle, uomini e donne, fino ai vecchi nelle case di riposo,
senza alcuna eccezione. Davanti a
un decreto firmato dal Re e ufficialmente non revocabile, gli ebrei si videro
già morti. Se non fosse stato per l’intercessione di Ester
che riuscì a convincere il Re a fare una seconda lettera reale per permettere
agli ebrei di difendersi, il decreto sarebbe stato eseguito. Dopo la grande paura
del decreto di Haman, arrivò la seconda lettera del
Re, e il 13 e 14 di Adar gli ebrei esercitarono il
diritto di legittima difesa e si salvarono. Ritrovatisi vivi e salvi, nel
giorno di Purim gli ebrei pensarono alla grandezza
del miracolo che era loro capitato e si pentirono delle piccole beghe e dei
litigi di cui si erano occupati fino a poco prima.
Dopo aver quasi visto
la morte in faccia, si resero conto della bassezza di litigare con il prossimo
per cose di poco conto. Questi pensieri generarono un’esplosione spontanea di amore verso il prossimo che si manifestò nel portare
vettovaglie agli amici perché potessero festeggiare e regali ai poveri - anche quelli
che fino a ieri erano stati sospettati di essere degli imbroglioni. Dopo questa manifestazione di
amore fraterno, i Maestri quando decisero di far commemorare il miracolo
di Purim negli anni successivi, dissero: “Vi
ricordate l’esplosione spontanea di amore fraterno quando già pensavate di
essere tutti morti? Quel comportamento vogliamo che lo
ripetiate di anno in anno per ricordare il miracolo di Purim.”
Per questo i Maestri paragonano
Yom Kippur a Purim (Ki-purim = come Purim.) Il giorno di Kippur serve
ad espiare i peccati. Però i peccati “ben adam le chavero” non vengono perdonati a
meno che chi abbia commesso il peccato non riceva il perdono della persona
offesa. Prima di Purim gli ebrei credevano che
sarebbero morti. Quando si videro vivi, si verificò un’esplosione
spontanea di felicità e gratitudine che si manifestò con amore verso il
prossimo. Di Kippur ci troviamo ogni anno davanti al
giudizio divino: da una parte la morte, dall’altra la vita. Per ricevere il
perdono divino di Kippur bisogna arrivare a una situazione di amore fraterno come quella che si manifestò
nel primo Purim.
Un’altra affermazione
dei Maestri è che “Kol Hamoadim
atidim lehitbatel huz mi-Purim”. Per quale
motivo la festa di Purim rimarrà tale mentre le altre
no? La risposta è che di Purim gli ebrei mostrarono quel
livello ideale di amore fraterno che esisterà nei
giorni delle redenzione finale.
Uva Le-Zion Goel ulshave
pesha, bimhera veyamenu.
Donato Grosser